Touria Bouksibi e Naziha Sahi al club del libro.
Un silenzio perfetto; sguardi curiosi, lucidi, emozionati, commossi; e poi una raffica di domande, emerse con disinvoltura e spontaneità. È questo l’effetto provocato dall’intervento di Touria Bouksibi e Naziha Sahi durante l’ultimo appuntamento mensile del Club del Libro dell’Istituto Balbo, venerdì 21 febbraio.
L’incontro è stato fortemente voluto da Aurora Bruno (classe 5C Scienze Umane), referente del Club insieme a Lea Vitrotto, Kristina Kurti ed Irene Beltramo, che considera Touria e Naziha una seconda famiglia.
Le due ospiti si sono presentate in coloratissimi abiti tradizionali nordafricani e con un discorso scritto, ma, una volta di fronte ai ragazzi, hanno preferito parlare a ruota libera: di migrazioni, di integrazione, di violenza contro le donne e di diritti umani, di famiglia, di amicizia, di amore, di dialogo interculturale, di tradizioni, di resilienza, a partire dalla propria esperienza.
Touria e Naziha hanno alle spalle due provenienze diverse, rispettivamente dal Marocco e dalla Tunisia, due terre verso le quali conservano un amore fortissimo, ma due storie simili. Entrambe, infatti, secondo la cultura araba, hanno dovuto accettare matrimoni combinati; e per entrambe il matrimonio ha comportato l’allontanamento dalla propria terra e dai propri parenti, per trasferirsi «in un altro mondo, in un'altra cultura (rispettivamente in Germania e in Italia), in un’altra casa», dove l’amore e il rispetto, che avevano appreso nelle famiglie d’origine, è mancato. Entrambe hanno subito varie forme di violenza dai rispettivi mariti, ma hanno avuto il coraggio di fuggire per mettere in salvo se stesse e i figli: «Non basta illudersi non accadrà più» commenta infatti Naziha «E restare in un clima di violenza non significa fare il bene dei figli, lì non possono crescere sereni. Bisogna pensare anche a se stesse per dare il meglio ai figli.»
Per entrambe l’accoglienza in Comunità e l’aiuto degli assistenti sociali ha rappresentato il primo soccorso, ma soprattutto la rinascita: darsi le basi per ricominciare in autonomia, trovare un lavoro, strumenti e risorse per realizzare i propri sogni, riscoprire l’amore.
È proprio in Comunità che Touria e Naziha si sono conosciute e hanno stretto un’amicizia indissolubile e feconda. Insieme hanno fondato l’associazione “Donne e bambini in difficoltà”, rivolta a «donne che subiscono violenza entro le mura domestiche, donne che non hanno il coraggio di parlare ma che hanno bisogno di essere ascoltate, di costruirsi come madri, di integrarsi in Italia». Questa associazione, dove «non c'è cittadinanza o religione, ma solo una comune esperienza di sofferenza», ha sede a Crescentino ma contatti in vari Paesi del mondo. Touria e Naziha seguono infatti vittime di violenza di qualunque nazionalità, offrendo ascolto, consulenza, materiali per i bambini; sono anche in trattativa con vari presidenti di nazioni arabe per ottenere più diritti per le donne e l’eliminazione dei matrimoni combinati. Inoltre, per favorire l’integrazione in Italia, hanno avviato corsi di alfabetizzazione e, per far conoscere la propria cultura, organizzano feste con cibi e abiti tradizionali marocchini e tunisini, sempre più partecipate dagli abitanti di Crescentino e dintorni.
La loro cultura d’origine ha suscitato molte curiosità tra gli studenti del Balbo: «Tornereste in Marocco e in Tunisia? Com’è, attualmente, la situazione delle donne in quei posti? Preferite la cucina italiana o marocchina/tunisina? Com’è fare Ramadan? Le vostre figlie hanno scelto in libertà quale religione e quale cultura seguire?» sono solo alcune delle domande che hanno posto al termine del racconto, sorseggiando il té marocchino alla menta preparato al momento. Quanto stupore nell’apprendere che Touria e Naziha vivono il Ramadan come un momento di gioia, abitano in case arredate alla maniera nordafricana, ma sanno cucinare la bagna cauda piemontese!
Ma è stato soprattutto il messaggio, ribadito da entrambe, a commuovere i ragazzi: «Non abbattetevi alla prima delusione o difficoltà. Ci sono tante crisi che sembrano insormontabili, in cui viene la tentazione di farla finita. Ma l'amore c'è e ritorna, anche quando sembra perduto. Alla violenza si può reagire, non con altra violenza ma parlando, dicendo dei “no”, allontanandosi, chiedendo aiuto. Non bisogna sentirsi soli: se si cerca e si chiede aiuto, si troverà qualcuno che è disposto a darlo.»