La storia
Il Monferrato ospitava già dal XV secolo insigni maestri di retorica, tra cui Antonio Astesano, Martino Nibbia, Simone Tronzano e Scipione de Ferrari. Nel 1476 giunse Ubertino Clerico, proveniente da Milano, attratto dalla munificenza del duca Guglielmo VIII Paleologo, poeta oltre che mecenate.
La scuola di Casale fu seguita da varie accademie letterarie, tra cui quella degli "Argonauti" e la ben più importante degli "Illustrati", di cui fu anima e fondatore Stefano Guazzo.
Intorno a costoro si formarono scuole in cui si insegnava il greco, il latino, l’italiano, la filosofia e la matematica.
Nel 1612 sorse infine, per iniziativa di Andrea Trevigi, un’istituzione scolastica attorno alla quale si svolse nei secoli successivi tutto l’insegnamento classico impartito nella città.
Le trattative iniziate con i padri Barnabiti, che reggevano le scuole di S. Paolo, non ebbero alcun esito.
Miglior disposizione ebbero i padri Agostiniani che dal 1476 occupavano il Convento di S. Croce: accettarono infatti gli impegni proposti dal Trevigi e la scuola venne aperta il 9 novembre 1615.
Già quattro anni più tardi però i padri rinunciavano all’incarico, portando Andrea Trevigi sul punto di abbandonare l’idea di "far bene a questa ingrata patria", avendo ricevuto una risposta dal padre Carazzone nella quale, prosaicamente, si faceva notare che le prediche di una sola quaresima rendevano più di un intero anno di insegnamento.
Nel 1623 infine veniva raggiunto un accordo con i padri Somaschi, i quali continuarono a lungo a gestire l’insegnamento nonostante le vane richieste rivolte in periodo sabaudo a re Vittorio Amedeo III per ottenere l’autorizzazione ad istituire un corso di scuole privato.
In periodo napoleonico anche Casale fu investita dal turbine rivoluzionario che portò alla soppressione della scuola dei Barnabiti e dell’istituzione Trevigi, cionondimeno padre Evasio Natta continuò coraggiosamente ad impartire in forma privata gli studi classici, resistendo alla gallicizzazione degli studi cui mirava la riforma scolastica in preparazione.
L’11 maggio 1805 Napoleone decretava poi il trasferimento del liceo di Alessandria a Casale e il trasferimento delle proprietà confiscate ai conventi di S. Orsola, S. croce e S. Caterina al comune. Così il 2 dicembre 1806 il Liceo imperiale contava già 150 allievi, numero che andò rapidamente aumentando, fino ai 400 degli anni 1809 – 1813.
La restaurazione politica, mirante a cancellare anche le più tenui tracce del regime precedente, portò con sé la soppressione del Liceo di Casale.
L’amministrazione cittadina nondimeno tentò in ogni modo di conservare quell’istituzione che per sette anni era stata il decoro della città. Il 22 ottobre 1814 le richieste della civica amministrazione venivano esaudite con un regio biglietto di Vittorio Emanuele I che istituiva un Reale Collegio di Educazione e un Collegio di Scuole Pubbliche.
Il Collegio Reale apriva i corsi il 1 novembre 1815 sotto la guida di padre Natta, inesausto educatore anche se ormai ottantenne.
Nomi che il tempo renderà illustri si allineano nei registri scolastici: Giovanni Lanza, Ascanio Sobrero, Paolo Onorato Vigliani, Filippo Mellana, Luigi Hugues, Alberto Piccaroli. Grandi furono anche i maestri che si avvicendarono sulle cattedre, quali Giuseppe Allievo, poi passato all’Università di Torino, Oreste Raggi, Giuseppe Avalle, Giovanni Gazzone e, dal 1858, Giovanni Canna.
Quando la legge Casati stabilì che l’insegnamento classico fosse impartito in un Ginnasio o Liceo, Casale non poteva essere trascurata.
Dall’ottobre 1860 tanto il Liceo che il Ginnasio potevano aprire i corsi, dapprima in due corsi separati, poi in un unico istituto intitolato dal 1866 al nome di Cesare Balbo.
La storia del Liceo fu ancora illustrata da nomi insigni, quale quello di Evasio Comello per iniziativa del quale nel 1887 si costituì la biblioteca circolante degli alunni, tra le prime del genere in Italia, che fiorisce tuttora.
Durante la prima guerra mondiale il Liceo Balbo si associò a tutte le iniziative di assistenza civile e solidarietà nazionale che allora sorsero, mentre trentanove suoi allievi ed ex allievi cadevano sui campi di battaglia.
Dopo la guerra riprese fervida la vita del Liceo, sotto la guida di valenti presidi come Luigi Galante (1919-22), grande educatore e umanista e Giuseppe Ottolenghi (1922-35), dotto ed eloquente maestro di due generazioni di alunni.
La seconda guerra mondiale vide nuovamente il tributo di sangue degli alunni del Liceo Ginnasio, tra cui Ettore Amisano, Arnaldo Frailich e Italo Palli. Dal 1941 intanto l’istituto si era trasferito nella nuova sede di Via Galeotto del Carretto dove continua tuttora la sua opera educatrice.
tratto dalla pubblicazione commemorativa dell’ottobre 1960 in occasione del centenario dalla istituzione del Liceo Classico
(contributo di Federico Delle Grazie)