La disinformazione, corso per docenti di Alexandra Berndt.

Come difendersi dalla disinformazione? Occorre fare formazione! Gli insegnanti innanzitutto, perché siano in gradi di aiutare gli studenti ad utilizzare le tecnologie digitali in modo creativo e responsabile.

Per questo scopo, nell’Istituto Balbo si è da poco concluso un corso intitolato “Dietro le quinte della disinformazione: formare generazioni di cittadini digitali”, che ha riscontrato l’interesse e la partecipazione di alcuni docenti di varie discipline scolastiche.

Le lezioni, in parte online e in parte in presenza, sono state tenute dalla professoressa Alexandra Berndt, docente di Lingua Tedesca alla Bocconi e all'università di Pavia, Master in Educational Media e in Comunicazione della Scienza, socia del Centro Educazione ai Media (CEM) di Pavia.

La docente ha innanzitutto messo in guardia contro i rischi della disinformazione e contro quelli, più subdoli, della misinformazione, ma ha voluto anche fornire strumenti perché il mondo “online” non rappresenti una minaccia, come temono in molti, ma un’opportunità.

Una prima consapevolezza, che la docente ha voluto trasmettere, riguarda il “perché, nella disinformazione, ci possiamo cascare tutti”. «Non è questione di ignoranza o di stupidità» ha spiegato. Attraverso esempi tratti dalla vita reale, ha messo in luce quali “bias”, cioè quali meccanismi psicologici inconsci di difesa, di selezione dei dati, di interpretazioni errate, di predisposizioni al pregiudizio, di giudizi affrettati, e quali influenze esterne potrebbero indurre qualunque persona a non riconoscere un’informazione scorretta o addirittura a credere ad una notizia falsa.

Come riconoscere, allora, una falsa informazione con lo spirito critico necessario? Come verificare l’attendibilità di una notizia? La docente ha illustrato e ha fatto sperimentare la tecnica della “lettura laterale” o debunking (leggere più testate giornalistiche a confronto, verificare l’attendibilità delle fonti…), e ha mostrato le strategie di manipolazione (prebunking) che vengono messe in atto da chi ha interesse a creare e diffondere informazioni distorte.

In coda al corso, a richiesta degli insegnanti, è stato trattato anche il tema delle intelligenze artificiali: la professoressa Bernt ha fornito indicazioni pratiche su come costruire dei prompt mirati, e ha illustrato alcune situazioni in cui, se usata con efficacia e con spirito critico, può diventare non una nemica o una sostituta della creatività umana, ma un’alleata preziosa per migliorare la qualità del proprio lavoro. 

Non si è trattato, però, di un corso puramente teorico: gli insegnanti - alunni hanno potuto mettersi alla prova, singolarmente o in piccoli gruppi, attraverso compiti pratici, come la creazione di attività e di unità didattiche da proporre in classe; durante l’ultimo incontro hanno potuto mettere a confronto e condividere i rispettivi lavori e ottenere dei suggerimenti migliorativi da parte della docente.

«Questi incontri ci hanno fatto riflettere sull’esigenza didattica e civica di riconoscere la disinformazione» commenta la prof. Adriana Canepa, tutor del corso. «Ci sono stati forniti gli strumenti per trasferire ai nostri alunni le competenze che abbiamo acquisito durante questi incontri, e anche l’entusiasmo e la motivazione a costruire esperienze concrete per le nostre classi.»

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