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Binari della Memoria

Lungo i binari della Memoria, tra stereotipi e memoria storica

Memoria storica e memoria individuale. Quanto la prima influenza l’altra, e quanto la seconda se ne lascia influenzare? Con quali effetti sul nostro presente? La memoria storica ci parla del passato, ma può entrare nel bagaglio di conoscenze di ciascuno in modi diversi: più o meno ricca di dettagli, da una lezione scolastica o da un libro letto, sotto forma di elenco di date, di racconto… O ancora, di stereotipo.

Gli stereotipi: la società vi è immersa, il pensiero di ciascuno ne è influenzato, spesso anche inconsciamente. Facciamo qualche esempio: la moda è fatta di stereotipi, come pure il senso estetico di un popolo, o le ultime tendenze sui social. Quando al mattino pensiamo a cosa metterci per andare a scuola, o al lavoro, in modo del tutto naturale facciamo ricorso a stereotipi. Insomma, sono parte della nostra realtà quotidiana, li tocchiamo con mano e, lentamente e silenziosamente, ci lavorano “dentro”, influenzando il nostro modo di pensare e vedere il mondo. Spesso ci si può nascondere, dietro agli stereotipi; più difficile è provare a combatterli… Ma da dove arrivano?

I “tipi fissi”, chiamati appunto stereotipi, hanno radici profondissime, che affondano nella Storia, un terreno particolarmente fertile che dà loro abbondanza di nutrienti per sopravvivere e proliferare.

Questo uno dei tantissimi spunti di riflessione su cui Francesco Filippi, storico della mentalità e formatore, ha impostato una Masterclass, rivolta agli studenti delle scuole superiori, dal titolo: “Il fascismo è finito nel ’45, i fascisti no. Perché?”. All’interessante incontro, tenutosi a Milano la mattina di martedì 25 ottobre, presso la Fondazione Feltrinelli, in prossimità dell’anniversario della Marcia su Roma, hanno partecipato le classi quinte degli indirizzi Scientifico e Scienze Umane. Un’ora e mezza ricca di spunti e riflessioni storiche, che ha portato gli studenti a ragionare sull’eredità spesso meno evidente che il fascismo ha lasciato al nostro Paese, come un’impronta invisibile, ma non per questo meno dannosa (poiché lascia una visione degli eventi spesso e volentieri “alterata”, se non del tutto errata): un percorso attraverso il fascismo degli stereotipi. Stereotipi cui tutt’oggi, come detto, spesso inconsciamente si fa riferimento. Alcuni li avrete sentiti di sicuro: “… Eh, ma considera che Mussolini comunque ha bonificato l’Agro Pontino”, “… Beh Mussolini ha dato il voto alle donne”, “… Però il fascismo ha fatto anche cose buone in Italia”, per citarne alcuni. Vero o falso? Lo storico Francesco Filippi, di fronte al suo uditorio, ha smontato, da esperto in materia, questi ed altri luoghi comuni, basandosi su dati storici di cui ha fatto un’accurata analisi.

“La divulgazione – ha dichiarato lo storico – è fondamentale, perché offre gli strumenti per un’analisi consapevole degli eventi; la memoria storica consente di guardare con spirito critico alla realtà di oggi, e al tempo stesso alle informazioni che ci vengono trasmesse dal nostro passato. Per chi non la sa, la storia non è democratica”.

Per coloro che fossero interessati, la conferenza è stata registrata in streaming, al seguente link: https://scuoladicittadinanzaeuropea.it/risorse/iniziativa/fascismo-narrazioni-e-contronarrazioni-masterclass/

Per le classi in gita a Milano, tuttavia, la trasferta non si è conclusa così: il pomeriggio è proseguito infatti al Memoriale della Shoah, un luogo la cui potenza simbolica è cruciale per preservare quella Memoria che i fatti legati alla seconda guerra mondiale ci possono e devono, ancora e sempre, trasmettere. Dove si trova? Presso il Binario 21 della Stazione centrale di Milano, che corre al di sotto dei binari ordinari e che, in origine, era adibito al trasporto della posta. Durante il secondo conflitto mondiale, divenne una delle principali linee ferroviarie sfruttate dal regime fascista per il trasporto dei deportati (ebrei, prigionieri politici…) che, caricati su vagoni merci in condizioni disumane, venivano portati, in segreto, ai campi di concentramento (tra cui Auschwitz-Birkenau e Bergen Belsen) o ai campi di raccolta italiani (come Fossoli o Bolzano). Da qui è partita anche Liliana Segre, deportata con la sua famiglia nel 1944. È proprio grazie alla memoria di tali eventi donataci da lei e dagli altri sopravvissuti che, nel Memoriale, tutto è stato preservato e ricostruito così come doveva essere allora, a ricostruire il dramma della deportazione.

Clelia Barretta, 5° A Scientifico

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