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Quinte al CERN

CERN: non appena è comparsa la tanto attesa indicazione, su un cartello stradale “a freccia” alla periferia di Ginevra, dopo circa cinque ore di viaggio in pullman, una piccola folla di studenti si è incollata con foga ai finestrini, cercando di spiare, dalla strada, un primissimo scorcio di quella tanto agognata destinazione.
È il 29 settembre, dal cielo grigio e coperto cade una pioggerellina insistente… Così il clima svizzero accoglie le due quinte – A e B – del liceo scientifico Palli, attese per le tredici in punto per una visita tanto speciale quanto attesa, in ripresa di una tradizione che, negli ultimi due anni di covid, si era dovuta interrompere: quella al CERN (acronimo che, in francese, sta per “Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare”), il più grande laboratorio di fisica delle particelle al mondo. Al confine tra Francia e Svizzera, è stato fondato nel 1954 da una commissione di ben 12 stati europei (tra cui l’Italia, da sempre attivissima sostenitrice), interessati a promuovere e finanziare le ricerche nell’importante campo della fisica dell’infinitamente piccolo; ad oggi, conta il supporto di 23 stati, nonché la collaborazione con università, osservatori e centri di ricerca disseminati in tutto il mondo.
La guida, esperta, spiega: “Fisici e scienziati, provenienti da ogni paese, vengono qui con un’idea, con una teoria che nei calcoli funziona, ma che, nei fatti, ha bisogno di essere verificata, sperimentata, convalidata: il CERN è il loro laboratorio, fornisce loro tutta la strumentazione necessaria… ” ; così sono state compiute scoperte rivoluzionarie: dall’antimateria al bosone di Higgs (nel luglio 2012).
L’enorme complesso, in cui tecnici e ingegneri sono costantemente all’opera, si estende sopra e sotto terra, dove appunto si trovano i due giganteschi acceleratori di particelle, circolari, di cui il principale, LHC (Large Hadron Collider), ha un diametro di 27 km: lungo il suo percorso, diverse stazioni di controllo monitorano ciò che avviene all’interno, laddove le particelle, lanciate a velocità prossime a quelle della luce, vengono fatte collidere.
L’intera struttura è talmente vasta che, durante le visite, è necessario spostarsi in bus, guidati da coloro che in quel mondo lavorano e fanno ricerca ogni giorno: e anche così, in una sola volta, non è possibile averne che un piccolo assaggio…
In questa occasione le due classi sono state accompagnate nella visita dell’ ANTIMATTER FACTORY, il laboratorio in cui viene studiata l’antimateria, di cui è stato spiegato l’affascinante funzionamento.
Un fascio di protoni proveniente dal PS (Proton Synchrotron) viene fatto collidere con un blocco di metallo, da cui si generano moltissime particelle secondarie, tra cui antiprotoni.
Queste particelle con differente energia e direzione vengono mandate nell’AD (Antiproton Decelerator), un deceleratore di antiprotoni, che ne riduce la velocità attraverso campi elettrici. Le particelle passano poi nel deceleratore ELENA (Extra Low Energy Antiproton ring), che rallenta ancora notevolmente gli antiprotoni, così da diminuire la loro energia, consentendone una più facile “cattura”. In particolare, uno dei fini di questo complicato processo è la creazione di anti-idrogeno (ossia, anti-atomi di idrogeno): parliamo degli atomi di antimateria relativamente più semplici da produrre, ottenuti dall’unione di un antiprotone e di un antielettrone.
La visita è poi proseguita nel DATA CENTER, il centro di raccolta dati del CERN: da qui passano tutti i dati e le informazioni raccolte nei vari esperimenti che vengono realizzati.

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