giovedì 17 febbraio 2022
incontro di Connessioni Prossime
con i filosofi A. Colamedici e M. Gancitano
sul testo L’alba dei nuovi dei – da Platone ai big data
Quando la filosofia si fa vita e prassi di comunità, è impossibile farne a meno. È questo che insegnano a pensare Maura Gancitano e Andrea Colamedici, ospiti oggi all’ultimo incontro di Connessioni Prossime. Presentando il loro ultimo libro, “L’alba dei nuovi dei”, hanno stimolato e coinvolto studenti e docenti in un dialogo, mite e profondo, su temi di grandissima attualità: il confronto consolatorio tra due epoche in crisi, la nostra, sconvolta dalla pandemia, e quella, solo apparentemente lontana, della Grecia di Platone. L’avvento della scrittura nel V secolo a.C. e il ruolo dei social nel 2022 paiono essere entrambi risposte ad un momento di crisi profonda, utili entrambi ad abitare tempi nuovi, che, allora come oggi, prefigurano nuovi scenari da comprendere. Allontanarsi dalla polarità sterile delle echo chambers, in cui ognuno crede di aver ragione attaccando – e bannando- chi non la pensa allo stesso modo, rappresenta per Gancitano e Colamedici l’unica via per rifondare un dialogo comunitario e inclusivo, che abiti la complessità delle sfumature dei tempi in continua evoluzione. Il veleno del complottismo, i rischi di una sterile performance competitiva ed inautentica, il pensiero solitario e alieno, in quanto tale, alla comunità, devono lasciar spazio ad una rifondazione della società, a nuovi valori, a nuovi dei. Sulle orme della transvalutazione di tutti i valori, di nicciana memoria, oggi la filosofia ci può salvare, ma solo a patto di aprirsi al confronto, alla carità interpretativa, all’ascolto, all’abbandono di qualsivoglia pretesa egocentrica e competitiva, inspirandosi, piuttosto, alla cura di sé, che include, come già in età antica, il bisogno dell’altro per crescere e migliorare. Il mondo digitale può, secondo gli autori, essere riorientato ed utile ad una fondazione, virtuale e reale ad un tempo, che serva ancor più a connettere i legami di una sana politica, così duramente provata da due anni di pandemia.
prof.ssa Susanna Pizzino
“Se provassimo a ritornare al passato per quanto riguarda questo percorso di fioritura e se quindi tornassimo a prenderci cura di noi stessi continueremmo comunque a soffrire a causa nella crepa in cui abitiamo? Possiamo rinnovare questa cura per se oggi in una cura delle relazioni con gli altri?”
La risposta degli autori a questa mia domanda è stata per me fra i loro interventi che maggiormente ho apprezzato. Il concetto di prendersi cura sembra a volte visto dalla società odierna in maniera negativa, come se il soggetto in questione soffra di un egoismo esagerato. Mi aspettavo una risposta maggiormente legata al singolo, ipotizzavo come ribadissero l’importanza di ritagliarsi del tempo per stare soli con se stessi magari per leggere o fare altre attività del genere. La risposta mi ha stupito! Prendersi cura di sé significa curare gli altri e ciò è possibile quando si fa brillare noi stessi, quindi quando realmente siamo soddisfatti del percorso che il nostro essere compie, senza avere la pretesa dunque di definirci o imporci una meta di arrivo, bensì un percorso non sempre da seguire.
Altro concetto che mi ha particolarmente affascinato è quello di google maps: dobbiamo smettere di usarlo sempre! Il consiglio di perdersi metaforicamente parlando penso che sia noto a tutti, ma ho rivisto questo concetto in modo nuovo. Oggi infatti “non possiamo più perderci, ci troviamo costantemente”, l’invito dei due filosofi non era quello di perdersi metaforicamente ma fisicamente quello di vagare in posti a noi sconosciuti per apprezzarli in maiera differente, per poter accorgersi maggiormente di dove siamo, anche se non lo sappiamo. Tutto questo è difficile in un epoca in cui atraverso lo smartphon sappiamo sempre dove ci troviamo.
Una fra se che molto mi ha colpito e che mi sono segnata è: “io vivo di ciò che gli altri ignorano di me”.
Maria Pia Marchisotti, 5B Scientifico
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