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“Corpi in Rete”

Giovedì 2 dicembre 2021, si è svolta presso la sala consiliare del Comune di Casale Monferrato la conferenza “Corpi in Rete” con la Dott.ssa e autrice Alessandra Corbetta.

Classe 1988, Alessandra Corbetta si occupa di Sociologia e Psicologia dei Consumi e di Comunicazione per i Social Network e i New Media. Dopo la laurea in Comunicazione per l’impresa, i Media e le Organizzazioni complesse, frequenta un corso in ICT4DEVIS (Information and communication technology for devis) all’Università degli studi dell’Insubria, sede di Como; un corso di alta formazione in scrittura creativa all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano e, infine, un corso singolo di Sociologia all’Università degli Studi dell’Insubria, sede di Varese, dove avviene l’incontro con il professor Lelio Demichelis. Da febbraio 2017 è Dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione e dei Media e sempre nel 2017 ha ottenuto il diploma per il Master in Social Media Communication della Sole 24 Ore Business School di Milano. Nel 2020 ha fondato, e tuttora dirige, il blog Alma Poesia, spazio interamente dedicato ai linguaggi poetici italiani e internazionali.

Il tema centrale dell’intervento di Alessandra Corbetta riguarda la questione della riproduzione fotografica del corpo della donna all’interno dei Social Network, per provare a capire quali dinamiche, cause e conseguenze derivano da tale esposizione.

L’immagine viene prima del linguaggio”, ha dichiarato la dott.ssa Corbetta, spiegando che la fotografia oggi ha un impatto che precede quello delle parole e che, anche scientificamente, l’organo della vista precede tutti gli altri.

Il potere della visuale, infatti, non prende forma solamente online, ma anche e soprattutto nella rete e sui social, dove il primo impatto non è mai stato così mediatico e di estrema importanza come oggi.

Successivamente, la dott.ssa Corbetta ha parlato di fotografia come strumento per conoscere noi stessi, secondo cui ci sarebbero due cause che ci portano a scattare una foto: la prova dell’esistenza, ovvero dimostrare che ci siamo anche noi (questo vale soprattutto

sui social network), causata da un’incertezza altissima e la continua ricerca di conferme e il

memento mori, inerente al fatto che tutti abbiamo una fine e il nostro tempo è limitato.

Arriviamo all’argomento focale dell’intervento: il Corpo sui social.

Il tema del corpo è stato a lungo indagato dalle scienze umane e in ogni epoca e cultura ha sempre rivestito un’importanza significativa.

Il primo aspetto da considerare è la dicotomia instauratasi tra la nuova cultura del corpo e la progressiva scomparsa della consapevolezza della dimensione interiore dell’uomo, sempre più orientato verso la venerazione e il mantenimento della bellezza di superficie. Non si vuole condannare il culto della bellezza in quanto tale, ma piuttosto mettere in guardia l’identificazione riduttivistica tra persona e bellezza e poiché la bellezza è solo estetica e le forme estetiche si esprimono mediante la corporalità, diviene vigente l’equazione persona = corpo, in virtù della quale le crisi e le mutazioni del corpo, molteplici e inevitabili, diventano, in mancanza di filtraggio, crisi della persona nel suo complesso.

Nei Social Network a componente visuale prevalente come Facebook, si assiste alla manifestazione di un bisogno estremo di creare immagini del corpo assente e invisibile poiché, qualsiasi relazione umana, indipendentemente da dove avvenga, si lega all’uso e alla significanza simbolica del corpo; i mezzi digitali odierni, infatti, che pur modificano i meccanismi di percezione ed esperienza del reale, non rendono meno necessario il corpo. Il corpo-oggetto diventa un cantiere inesauribile di manipolazioni e aggiustamenti di cui sono testimonianza la cura spasmodica per l’abbigliamento, il ricorso iperbolico al make- up, la chirurgia estetica, le pratiche di body-building e di body-art. La corsa sfrenata verso il raggiungimento della perfezione estetica, spinta dalla molla sempre in attività del consumismo, scala velocemente la classifica dei valori attuali e si colloca in cima, assumendo le vesti austere di giudice severo e intransigente che dice: “noi siamo il nostro corpo, gli altri sono il loro corpo”.

È importante sottolineare che Noi non siamo il nostro corpo, siamo anche il nostro corpo e le immagini che mostriamo del nostro corpo in quanto struttura esteriore sono un rivestimento del vuoto, immagini destinate a svuotarsi nel nulla prive di una dimensione interiore. I corpi per essere utili al sistema devono essere docili, flessibili.

I Diktat, vale a dire gli imperativi, come fossero “regole da seguire” auto-imposte indirettamente dalla società (quella che potremmo definire “pericolosa società estetica”) è strettamente connessa al rapporto foto- social, il quale porta gravi conseguenze tra le giovani donne. Tra le più importanti troviamo i disturbi alimentari nelle ragazze giovani e l’aumento dei casi di violenza di genere, che col passare del tempo hanno costituito un vero e proprio vortice di cui non dobbiamo essere schiavi.

Uno dei modi per combattere questo vortice è lo sviluppo del pensiero critico. Come possiamo, noi giovani, sviluppare questo pensiero critico?

Secondo Alessandra Corbetta la soluzione alla domanda è: “Farsi domande, essere curiosi e non essere passivi. Le risposte alle domande che ci poniamo possono trovare risposta sì studiando, ma anche e soprattutto nell’esperienza quotidiana”.

Riguardo al discorso della oggettificazione dei corpi, come possiamo nella società odierna, non farla passare come un clichè, in tal modo da non sminuire questa tematica di tale importanza?

La dott.ssa ci ha risposto nel seguente modo: “Questo genere di educazione dovrebbe partire dai genitori stessi del ragazzo e della ragazza, aiutandoli fin nell’età infantile a riconoscere e dar importanza a questi valori, che visti con gli occhi trasparenti di un / a bambino /a  potrebbero risultare scontate ma un giorno verranno riprese da lui / lei stessa e il risultato sarà notevolmente positivo, rispetto agli adulti quelli che non affrontano oppure danno per ovvie queste tematiche”.

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